Come cambiano le regole per costruire e ristrutturare in Italia

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che aggiorna le disposizioni del Testo Unico del 2001 con l’intento di rendere più agevole l’iter autorizzativo e di affrontare il nodo delle difformità edilizie accumulate nei decenni. Analizziamo i punti salienti della riforma.

Autorizzazioni dirette dove il territorio è già attrezzato

I Comuni avranno facoltà di concedere permessi edilizi senza richiedere piani attuativi preliminari quando l’area interessata dispone già di urbanizzazioni complete. In sostanza, se un lotto si trova in una zona già dotata di collegamenti stradali, illuminazione, acquedotto e fognature, non sarà necessario attendere l’approvazione di piani di lottizzazione o convenzioni urbanistiche.

Il risultato potrebbe essere una riduzione sensibile dei tempi di attesa per chi desidera avviare cantieri in ambito cittadino.

Ricostruzioni con margini di intervento più ampi

Abbattere un fabbricato e riedificarlo con volumetrie, sagome o destinazioni d’uso differenti sarà possibile se l’amministrazione locale attribuisce al progetto una valenza di recupero urbano. Il meccanismo del permesso in deroga, tradizionalmente associato a opere di interesse collettivo, viene aperto anche all’iniziativa privata.

Chi intende trasformare un edificio vetusto o inadeguato potrà quindi proporre soluzioni architettoniche innovative, a patto di ottenere il riconoscimento formale della finalità rigenerativa e di attenersi alle indicazioni della protezione civile.

Contributi calibrati sulla tipologia di intervento

Recuperare un immobile esistente costerà meno in termini di oneri comunali rispetto a costruire su un terreno mai edificato. La riforma introduce un sistema di contribuzione differenziato che premia chi sceglie la strada della riqualificazione.

Sono inoltre previste forme di incentivazione fiscale per progetti che rispondono a criteri di sostenibilità ambientale. Il messaggio è chiaro: rigenerare conviene, sia per il territorio sia per il portafoglio.

Regole univoche per scegliere il titolo giusto

Entro un anno dall’approvazione della delega, il governo dovrà emanare decreti che stabiliscano senza ambiguità quale procedura seguire per ogni categoria di lavori. La distinzione tra comunicazione di inizio lavori, segnalazione certificata e permesso di costruire ha creato nel tempo un groviglio interpretativo che penalizza chi opera nel settore.

Sentenze dei tribunali amministrativi spesso in contraddizione tra loro hanno reso il quadro ancora più incerto. La nuova disciplina punta a restituire prevedibilità al sistema.

Regolarizzazione agevolata per le costruzioni più vecchie

Gli immobili realizzati prima del 1967 con difformità rispetto alle norme attuali potranno accedere a procedure di sanatoria dedicate. Quell’anno segna uno spartiacque nella legislazione urbanistica italiana, e la riforma ne tiene conto prevedendo un trattamento distinto per le irregolarità antecedenti.

Il titolo abilitativo più recente in possesso del proprietario costituirà la base per la regolarizzazione, che in alcuni casi potrà richiedere l’esecuzione di opere di consolidamento o adeguamento tecnico.

Archivi unificati e documentazione standardizzata

Moduli identici su tutto il territorio nazionale e banche dati comunali in grado di dialogare tra loro: questa la direzione tracciata dal provvedimento. Ogni edificio sarà progressivamente dotato di un fascicolo digitale che ne certifichi la storia costruttiva e autorizzativa.

Per chi compra o vende casa, questo significherà poter accedere con facilità a informazioni complete e verificabili, riducendo i rischi legati a situazioni edilizie poco chiare.

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Sergio Martino